Gianni tra sospensione e algoritmi
Era una giornata di inverno come tante altre, e Gianni, studente dell’Istituto di studi superiori Alessandro Manzoni, seguiva la lezione di letteratura italiana. “San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla…” Recitava la professoressa, citando ‘X agosto’ di Pascoli. Inutile dire che Gianni non era per nulla interessato all’argomento, e notando lo sguardo perso dei suoi compagni Alice e Luca, gli venne un’idea geniale: “Ragazzi, perché non movimentiamo un po’ questa mattinata?”, Sussurrò Gianni, tirando fuori il suo telefono dalla tasca. Alice si voltò verso di lui e gli chiese: “Cos’hai in mente?”
Gianni con un sorrisetto malefico esclamò: “Filmiamo la prof in estasi mentre spiega la poesia, e poi giriamo il video al gruppo della classe!”, “Chissà cosa ci sarà poi da esaltarsi, è una poesia in memoria del padre ucciso…” rispose Alice. “Ci sto!” Incalzò Luca.
Appreso il consenso dei compagni, Gianni puntò il telefono verso la professoressa Rossi, e iniziò a filmare. Quest’ultima, non accorgendosi di nulla, continuava a spiegare con sentimento: “Il dolore! Il dolore è il tema ricorrente nelle opere di Pascoli, per lui la poesia è un vero e proprio rifugio!” Commentava la professoressa. Il video terminava con Gianni che, girando la fotocamera verso di sé, imitava la professoressa con gesti teatrali, ma passando comunque inosservato. Soddisfatto di quanto fatto, inoltrò il video al gruppo di classe, e aggiunse: “Non sapevo che la prof fosse figlia di Pozzetto, ha sbagliato mestiere, doveva fare l’attrice, o forse la comica… non saprei!”. Le risposte non tardarono ad arrivare, suscitando grande divertimento: “Che viaggione che si sta facendo la prof.”, Scrisse Matteo. “Che ridere!”, Aggiunse Riccardo. Battute e risate a non finire. Gianni sentiva di aver fatto la giocata del secolo.
Il giorno dopo, però, la professoressa Rossi entrò in aula, e con sguardo per nulla promettente posò i suoi occhi su Gianni: “Vieni qui Gianni, facciamo una chiacchierata!”, Sbottò. “Mi dica professoressa, c’è qualcosa che non va?”, Sussurrò Gianni con tono timoroso. La professoressa con disappunto scosse il capo: “E quindi sarei figlia di Pozzetto?” Domandò con sarcasmo. Dentro Gianni tutto stava cadendo in frantumi, la professoressa aveva visto il video, e l’unica cosa che il ragazzo avrebbe voluto fare in quel momento sarebbe stata scomparire. La professoressa Rossi proseguì: “Ho visto il video che hai divulgato. Ti rendi conto della gravità di tale fatto?” Chiese con espressione delusa. Gianni era impietrito, non sapeva cosa rispondere, e con sguardo basso e capo chino non disse nulla. “Ti sei divertito a mie spese, hai violato il mio diritto alla privacy, e hai usato il telefono senza permesso alcuno!” Esclamò la professoressa. “Mi dispiac-“, Gianni non fece in tempo a concludere la frase, che la professoressa incalzò: “Prenderò provvedimenti!”
Pochi giorni dopo, Gianni si trovò nell’ufficio del preside, accompagnato dai suoi genitori che erano stati convocati in seguito all’accaduto. “Hai infranto il regolamento d’Istituto, e non da meno hai violato il diritto alla privacy della tua professoressa. Alla luce dei fatti, il consiglio di classe ha deciso di optare per la tua sospensione. Saranno solo tre giorni, ma sicuramente ti servirà da lezione, e avrai modo di riflettere su quanto fatto.” Affermò il preside con tono autoritario. “Ma… Sospensione? Ma il mio era solo uno scherzo!” Proseguì Gianni, con tono amareggiato. La madre di Gianni si voltò verso di lui, e con sguardo deluso lo riprese: “Questo non è uno scherzo, tutt’altro! Devi assumerti le tue responsabilità!”. “Sono molto deluso…” Proseguì il padre. Gianni era mortificato, non gli restava null’altro da fare, se non rimanere in silenzio.
I genitori e Gianni, dopo aver esplicitato il loro rammarico e salutato il preside, fecero ritorno a casa.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, rotto solo dal rumore del motore e dal ticchettio della pioggia sul parabrezza. Una volta arrivati, si tolsero i cappotti bagnati e si sedettero nel soggiorno. L’atmosfera era tesa e il calore abituale di quell’ambiente familiare sembrava svanito.
Marco, il fratello maggiore di Gianni, studente di giurisprudenza, scese dalla sua stanza, incuriosito dalla situazione mentre teneva in mano una copia evidenziata de ‘I principi fondamentali del diritto amministrativo’. Si fermò sulle scale, osservando la scena con attenzione.
I genitori informarono Marco che Gianni era stato sospeso per tre giorni. La motivazione era legata a un video che aveva girato durante una lezione di letteratura e inviato al gruppo della classe per scherzo. L’intento era quello di suscitare ilarità tra i compagni, ma il gesto si era trasformato in un episodio di derisione nei confronti della professoressa. I genitori espressero il loro disappunto, mentre Gianni, cercando di giustificarsi, diceva che la lezione fosse noiosa e che non aveva intenzione di ferire nessuno. I genitori, però, ribadirono che ogni azione ha delle conseguenze e che la punizione imposta dalla scuola doveva essere considerata con serietà.
Gianni sedeva sul divano, con lo sguardo basso. I suoi genitori erano accanto a lui, preoccupati, mentre Marco lo osservava attentamente.
Il padre ruppe il silenzio: “Cosa facciamo adesso? Non possiamo lasciar passare questa sospensione senza capire se tutto è stato fatto come si deve.”
La madre annuì ed esclamò “Ma da dove iniziamo? Non abbiamo mai affrontato una situazione del genere!”
Marco intervenne, appoggiandosi allo schienale della sedia: “Potremmo chiedere aiuto a ChatGPT. Lo uso spesso per chiarire i dubbi che mi vengono durante lo studio. Magari ci dà qualche idea su come procedere.”
Gianni alzò lo sguardo confuso: “ChatGPT? Cos’è? “
Marco sorrise: “È un’intelligenza artificiale. Le spieghiamo il problema e ci suggerisce soluzioni. È come avere un consulente sempre a disposizione. Fidati, potrebbe essere utile.”
Il padre sembrava scettico: “Davvero pensi che possa aiutarci per una cosa così seria?”
Marco aprì il portale determinato: “Non costa nulla provare. Spieghiamo cosa è successo e vediamo cosa ci dice.”
Digitò velocemente una sintesi del problema, spiegando il video fatto da Gianni, la sospensione ricevuta e il desiderio della famiglia di assicurarsi che fosse tutto corretto. Dopo pochi secondi, lesse le proposte ad alta voce: “La prima cosa da fare è controllare il regolamento scolastico. Lì troveremo tutte le regole sulle sanzioni e potremo capire se la sanzione è proporzionata.”
Gianni si mise in azione, accendendo il computer di casa e cercando sul sito della scuola: “Eccolo, ho trovato il regolamento d’istituto!”
Marco si avvicinò e cominciò a leggere: “Le sanzioni devono essere proporzionate e devono avere un obiettivo educativo. Ogni provvedimento dev’essere motivato e comunicato per iscritto.”
Marco continuò a leggere le proposte di ChatGPT e consigliò di seguire l’ultimo suggerimento, ossia fare una richiesta di accesso agli atti amministrativi della scuola. In questo modo avrebbero potuto verificare che il procedimento fosse stato condotto nel rispetto delle norme, che la scuola avesse seguito il regolamento e che la sospensione risultasse effettivamente proporzionata.
Il padre sembrava riflettere: “È la soluzione più formale, ma anche quella più sicura alla luce dei fatti.”
“Perfetto!” Concluse Marco, prendendo il portatile.
Con un misto di curiosità e scetticismo, iniziarono a digitare il loro quesito. Con grande sorpresa, Chat GPT rispose con una spiegazione chiara e dettagliata: la L. 241/1990 che regola il procedimento amministrativo, garantisce ai cittadini il diritto di accedere agli atti amministrativi che li riguardano direttamente. In particolare, questo diritto consente ai soggetti interessati di visionare o ottenere copia dei documenti amministrativi detenuti dalla scuola purché abbiano un interesse diretto, concreto e attuale, legato a una posizione giuridicamente rilevante. Infatti, ai sensi dell’art. 22 della L. 241/1990 si può leggere: “Al fine di assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa e di favorirne lo svolgimento imparziale è riconosciuto a chiunque vi abbia interesse diretto, concreto e attuale per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti il diritto di accesso ai documenti amministrativi.”
Oltre agli artt. 22 e seguenti della L. 241/1990, il d.lgs. n. 33/2013, noto come Testo Unico sulla trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni, ha introdotto nell’ordinamento giuridico italiano l’importante nozione di accesso civico. L’art. 5 del decreto distingue tra accesso semplice circoscritto ai soli atti, documenti e informazioni oggetto di obblighi di pubblicazione, e accesso generalizzato, esercitabile relativamente ai dati e documenti ulteriori detenuti dalle pubbliche amministrazioni, per i quali non sussista uno specifico obbligo di pubblicazione.
La scuola, in quanto ente pubblico, è tenuta a gestire e conservare i documenti amministrativi relativi alla sua attività istituzionale e garantirne l’accesso secondo i principi di trasparenza e legalità. Tuttavia, siccome si tratta di informazioni sensibili su studenti o personale, esistono limiti legati alla riservatezza, alla protezione dei dati personali e al segreto d’ufficio.
Ad ogni modo Chat GPT fu di grande aiuto a Gianni, in quanto espose dettagliatamente come formulare la richiesta, a chi indirizzarla, e quali documenti richiedere per avere un quadro completo della situazione. Nello specifico, per la procedura d’accesso è previsto che il ragazzo, se maggiorenne, o chi ne esercita la potestà genitoriale, debba presentare una richiesta scritta all’istituzione scolastica, che deve contenere nome e cognome del richiedente, oggetto della richiesta (in questo caso l’accesso ai verbali relativi alla sospensione) e il motivo della richiesta. La scuola è tenuta a rispondere alla richiesta entro 30 giorni dalla presentazione della stessa. In caso di diniego, deve fornire motivazione.
Il problema però non si pose, perché qualche giorno dopo aver inviato la richiesta di accesso agli atti al Dirigente Scolastico, i genitori di Gianni ricevettero i documenti richiesti. Marco prese in mano il fascicolo e cominciò a leggerlo, mentre Gianni se ne stava in un angolo, visibilmente imbarazzato dalla situazione.
“Allora, vediamo un po’…” Disse Marco, sfogliando le pagine. “Qui c’è il verbale del consiglio di classe. Ora provo a capire cosa hanno scritto, potrebbe essere un buon allenamento per me.” La madre si avvicinò. “Cosa dice? Sono stati giusti con lui o hanno esagerato?”
Marco esitò prima di rispondere: “Sì, hanno seguito il regolamento. Il verbale riporta che la professoressa Rossi ha segnalato l’incidente, spiegando che il video di Gianni non solo violava la sua privacy, ma rischiava di compromettere la sua autorità in classe. Il consiglio ha discusso la gravità dell’accaduto e ha deciso che tre giorni di sospensione erano la sanzione appropriata.” Il padre sospirò, incrociando le braccia: “Quindi sei sicuro che non ci siano errori procedurali?” Marco scosse la testa: “No, nessuno. Il consiglio di classe si è riunito regolarmente, il provvedimento è motivato, è tutto conforme alla Legge 241/1990. Anzi, la parte più interessante è quella in cui parlano di come abbiano bilanciato il diritto di Gianni a esprimersi con la tutela della dignità della professoressa. Non hanno preso la decisione alla leggera.”
A quel punto Gianni, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, sbuffò: “Ma dai, tre giorni di sospensione solo per un video?” Il padre si girò verso di lui, chiaramente indispettito: “Non minimizzare, Gianni. La tua sospensione non è per il video in sé, ma per quello che rappresenta. Hai mancato di rispetto alla tua professoressa e non hai pensato alle conseguenze.”
Gianni si stropicciò gli occhi, visibilmente colpito: “Ok, va bene, ho sbagliato e ho imparato la lezione.”
Marco cercò di consolare Gianni: “Bravo. E ricordati anche un’altra cosa: conoscere i tuoi diritti è importante, ma non abusarne. La legge ti protegge, ma non ti giustifica quando sbagli.”
Rimasero tutti sorpresi da quanto Chat GPT avesse saputo aiutare la famiglia Ferrari.
Marco desiderava comunque avvertire il fratello di alcune precauzioni da prendere prima di utilizzare ChatGPT: “È impressionante la rapidità e l’efficienza delle sue risposte, ma voglio che tu stia attento. Ci sono dei rischi e dei difetti che dovresti conoscere prima di utilizzare nuovamente ChatGPT.”
Gianni proseguì: “Difetti? Dai, Marco, non fare il professorino solo perché studi giurisprudenza. Però ora sono curioso, cosa intendi quando parli di rischi e difetti?”
Marco a quel punto rispose: “Uno dei difetti più grandi di Chat GPT è che può inventarsi le cose di sana pianta. In termini scientifici vengono definite “allucinazioni.” Ti faccio un esempio concreto: quando chiediamo a ChatGPT di fornirci citazioni per supportare ciò che dice, la risposta sembra convincente e ben scritta. Tuttavia, non possiamo essere certi che quelle citazioni siano vere. Anche se i nomi, i titoli e le fonti sembrano credibili, potrebbe trattarsi semplicemente di parole messe insieme a caso. Questo succede perché ChatGPT non sa nemmeno cosa siano le citazioni. Capisci però la gravità dell’errore se queste informazioni false vengono condivise nel contesto della comunicazione pubblica. Possono infatti trasformarsi in fake news, che sono dannose e pericolose.”
“Adesso che me ne parli, mi è venuto in mente un episodio di qualche anno fa, quando girava una fake news riguardante il presidente dell’Ucraina, Zelensky, che aveva invitato i soldati ucraini ad arrendersi” Affermò Gianni.
“Me la ricordo bene anche io! Una bufala bella e buona, e pensa che era stata diffusa con tanto di video deepfake in cui sembrava davvero lui. La disinformazione corre veloce e cose del genere sono perfette per destabilizzare le persone”, spiegò Marco.
“Ok, ma quindi come faccio a capire quando si sta sbagliando?”
“Non è facile, ma sicuramente ci sono un paio di cose che puoi fare, prima tra tutte verificare le fonti. È sempre meglio perdere un po’ di tempo a verificare che rischiare brutte figure o conseguenze serie. Tu pensa che qualche tempo fa un avvocato a New York è finito nei guai proprio perché si è fidato ciecamente di ChatGPT” raccontò il fratello.
“Ma davvero? Cosa è successo?” Incalzò Gianni.
“Stava lavorando su una controversia relativa alle lesioni subite da un passeggero di una compagnia aerea, a causa di una negligenza di un dipendente della compagnia, e ha usato Chat GPT per trovare dei precedenti legali. L’avvocato ha preso tutto per buono e li ha citati nei documenti che ha presentato al giudice senza però controllare.”
“Ma erano sbagliati quei precedenti?” Chiese incuriosito il fratello minore.
“Peggio ancora, erano del tutto inesistenti, e ciò ha causato all’avvocato un bel po’ di problemi perché, come puoi immaginare, è stato sanzionato pesantemente da parte del giudice, per non parlare poi della reputazione compromessa.”
“Ma scusa, questo avvocato doveva essere alle prime armi per fare un errore così grossolano, no?”, continuò Gianni, sempre più incuriosito.
“E invece no! Aveva trent’anni di esperienza. Era un professionista, non uno sprovveduto e questo ci dovrebbe far riflettere: l’intelligenza artificiale può trarre in inganno anche persone con molta esperienza, perché dà risposte (apparentemente) sicure, dettagliate e convincenti!” Esclamò l’aspirante giurista.
“Se uno con trent’anni di esperienza professionale può cascarci, figurati io!” Asserì Gianni, rassegnato.
“Esatto, ma non è l’unico problema. L’IA è costruita su dati e algoritmi che possono riflettere pregiudizi umani. Ti consiglio di guardare in merito il documentario Coded Bias”.
“Di che cosa parla?” Domandò il fratello minore.
“Racconta di come alcuni sistemi di intelligenza artificiale, specialmente quelli usati per il riconoscimento facciale, siano pieni di pregiudizi. Per esempio, questi sistemi funzionano bene con persone di pelle chiara, ma hanno enormi difficoltà a riconoscere volti di persone con la pelle scura o di donne.”
“Seriamente? Ma come è possibile?” Gianni era sempre più incredulo.
“Alla base della struttura degli algoritmi ci sono dati che riflettono il passato e il recente, ma anche quello “oscuro”. Ne esistono alcuni che degli ingegneri hanno utilizzato per selezionare i curricula per l’assunzione, prima di aver scoperto che il sistema rifiutava tutti i curricula femminili e che il programma discriminava le donne.” Commentò Marco, scuotendo il capo.
Gianni non ci poteva credere: “Le persone in pratica potevano subire discriminazioni senza nemmeno accorgersene!”
“Esatto ed è per questo che il documentario è così importante. Fa riflettere su quanto dobbiamo stare attenti a come usiamo l’intelligenza artificiale. Non è neutrale: riflette gli stereotipi della società in cui è stata creata.” Continuò il fratello maggiore.
“Marco, dopo aver sentito tutto questo mi chiedo: a fronte di tutte queste problematiche, non si fa nulla? O almeno, come si è posto il nostro Paese riguardo all’intelligenza artificiale? Sta facendo qualcosa per proteggerci?” Domandò Gianni.
“Sì, non so se ti ricordi, ma ad esempio c’è stato un dibattito in Italia per la decisione del Garante per la protezione dei dati personali, che ha inibito per circa un mese l’uso di ChatGPT per una serie di preoccupazioni. La motivazione principale risiedeva nella gestione dei dati personali. Si pensava che la piattaforma non fosse abbastanza chiara su come raccogliesse e gestisse i dati degli utenti e questo poteva violare le normative europee sulla privacy, in particolare il Regolamento Generale sulla Protezione dei dati. Lo scopo del GDPR è, per l’appunto, quello di garantire e rafforzare la libera circolazione dei dati, impedendo però che il loro proliferare avvenga a danno dei diritti fondamentali e delle libertà degli individui.” Illustrò lo studente di giurisprudenza.
“Quindi ChatGPT rischiava di raccogliere troppe informazioni personali senza che noi ce ne accorgessimo?” Chiese Gianni.
“Esattamente e OpenAI, la società che gestisce ChatGPT, ha dovuto apportare delle modifiche.
Ha aggiornato la propria privacy policy per spiegare meglio il trattamento dei dati degli utenti e ha implementato le misure volte a garantire la protezione dei dati. Dopo questi cambiamenti, la piattaforma è stata autorizzata a tornare in Italia.
Ho voluto parlarti di questa ulteriore problematica sollevata da Chat GPT anche per ricordarti, Gianni, che la privacy è una questione di rispetto per le persone. Dovresti aver capito che il video della professoressa diffuso online, senza il suo consenso, è una violazione della sua privacy che può avere anche delle implicazioni legali.” Concluse Marco.
Gianni più consapevole proseguì: “Hai ragione, non pensavo di aver fatto una cosa così grave. Era solo per far ridere un po’ i miei compagni…”
“Lo so, spesso non ci si rende conto del peso delle proprie azioni. La cosa migliore che puoi fare adesso è contattare la tua insegnante e scusarti.” Suggerì Marco.
Gianni determinato rispose: “Lo farò subito! Grazie Marco per la conversazione, ho capito che devo continuare ad informarmi, a pensare in modo critico, e soprattutto non essere superficiale né nel mondo reale né in quello virtuale.”
Rossana Carta, Giuliamaria Grippiolo, Vittoria Pizzocco, Marta Rustichelli