Gianni e l'IA: un futuro legale

Gianni, uno studente di giurisprudenza, era appassionato di videogame e nuove tecnologie. Da qualche tempo, però, aveva iniziato a interessarsi all’intelligenza artificiale, affascinato da ciò che vedeva in film e documentari. Quella che era nata come una semplice curiosità si trasformò presto in un vero e proprio interesse.

Gianni iniziò a informarsi sempre di più, leggendo articoli e seguendo video online. Con il tempo, la sua passione lo portò a partecipare a convegni e fiere sull’IA, immaginando come questa tecnologia potesse essere utilizzata anche nel mondo legale. Ogni evento gli dava nuove idee e lo spingeva a sognare in grande.

Un giorno, mentre era sul treno in direzione dell’università, guardando TikTok, si imbatté in un video pubblicitario sull’AIEXPO, una fiera sull’intelligenza artificiale che proprio quell’anno si teneva a Milano, all’Allianz MiCo, a circa un’ora e mezza dall’università di Gianni. Preso dall’entusiasmo, andò subito a vedere sul sito se ci fossero ancora biglietti disponibili. Con grande fortuna, riuscì a trovarli e, senza pensarci due volte, decise di non scendere alla solita fermata ma proseguire e andare in direzione Milano. 

Arrivato all’Allianz MiCo, rimase stupito dall’imponente struttura futuristica. Motivato dall’entusiasmo, entrò subito per andare a visitare tutti i padiglioni presenti. Dopo aver assistito a qualche dimostrazione, Gianni si soffermò su un determinato stand che presentava un metodo innovativo di apprendimento automatico, basato sull’applicazione di una sottocategoria dell’IA. Gli espositori spiegavano che questa tecnica consente ai sistemi di imparare dai dati e migliorare le loro prestazioni senza essere esplicitamente programmati. 

Grazie a modelli complessi come le reti neurali artificiali e gli algoritmi di analisi, l’apprendimento automatico permette di identificare pattern nascosti nei dati (un pattern nascosto è un insieme di relazioni presenti nei dati che non è immediatamente visibile o riconoscibile a occhio nudo. Nell'apprendimento automatico, questi pattern possono essere correlazioni, sequenze o comportamenti ricorrenti che un algoritmo riesce a individuare analizzando grandi volumi di dati. Ad esempio, in campo legale, un algoritmo di IA potrebbe scoprire che determinati tipi di casi hanno una probabilità più alta di avere un determinato esito in presenza di certe circostanze, collegando dettagli che agli umani potrebbero sfuggire per la loro complessità o per la quantità di informazioni da elaborare)

Incuriosito, si propose per una dimostrazione. Presentò tutto il materiale che stava utilizzando per prepararsi ad un esame universitario e rimase esterrefatto dalla semplicità con cui la macchina organizzava, amministrava e disponeva il contenuto. Passati alcuni giorni dalla fiera, Gianni proseguì con la sua solita routine, si svegliò prese il treno e andò in Ateneo per seguire la lezione di Diritto. Durante una pausa a lezione, i suoi compagni di corso iniziarono una discussione su vecchie sentenze, leggi e casi irrisolti. Preso dall’euforia, raccontò la sua esperienza all’AIEXPO e il suo incontro con i sistemi di apprendimento automatico. Condivise l’idea che aveva acceso la sua immaginazione per giorni: utilizzare questi sistemi nel mondo legale, per semplificare la ricerca di dati, anche relativi a casi passati. Tuttavia, i suoi colleghi di corso, alquanto scettici, sminuirono l’idea, trovando ogni tipo di problema che, secondo loro, avrebbe reso il progetto irrealizzabile. Deluso dal confronto, egli accettò le critiche, terminò la lezione e andò a casa. 

Nei giorni seguenti, durante il suo stage formativo, si ritrovò a svolgere i soliti compiti lunghi e noiosi, come riordinare l’archivio, strappare e buttare tutta la documentazione. Immerso tra documenti polverosi e computer obsoleti, egli iniziò a riflettere su tutte le critiche da parte dei suoi compagni e fu ad allora che ebbe un’idea.

Lo studio legale in cui Gianni svolgeva lo stage aveva un fascino d’altri tempi: librerie di legno antico, pile di fascicoli impolverati e avvocati che annotavano appunti con penne stilografiche su eleganti fogli di carta avorio. La tecnologia sembrava essersi fermata ai vecchi computer, con tastiere ingiallite che mostravano tutti i segni del tempo. Ogni fascicolo archiviato rappresentava una storia sepolta nella polvere, spesso dimenticata anche dai legali più anziani. 

Stando a contatto con quel mondo, Gianni si rese conto della sua totale ignoranza a riguardo data dall’assenza di un’esperienza diretta. Ciò nonostante, questa consapevolezza, gli aprì gli occhi sui complicati rapporti tra le autorità pubbliche, private e i cittadini, trovando piccole risposte alle domande che si pone ogni persona a riguardo 'Come mai alcune situazioni sembrano cadere nell'oblio senza trovare una soluzione definitiva?'. 

Gianni propose agli avvocati dello studio legale di provare ad introdurre un sistema basato sull’apprendimento automatico utilizzando l’IA. Gli avvocati, dubbiosi ma, allo stesso tempo colpiti, acconsentirono ad una prova. Diedero a Gianni un caso da studiare e gli chiesero di lavorarci utilizzando il suo programma. 

Servendosi del sistema di apprendimento automatico e il riconoscimento ottico dei caratteri (OCR), una tecnologia che trasforma immagini di testo in file digitali modificabili e consente di digitalizzare documenti, automatizzare processi, supportare l’accessibilità, tradurre testi e analizzare dati, Gianni combinò questa soluzione con un modello di IA capace di analizzare testi legali, collegare casi simili e suggerire precedenti pertinenti. Con un solo comando, riuscì così a creare e accedere all’Archivio Organizzato Intelligente (AOI).

La settimana seguente, Gianni tornò allo studio per presentare le sue riflessioni in merito al caso proposto. La fattispecie era la seguente: il Comune di Città Verde aveva indetto un concorso pubblico per l’assunzione di 20 tecnici ambientali. Questo strumento, essenziale per il reclutamento nella pubblica amministrazione, aveva lo scopo di garantire una selezione equa e meritocratica. Tuttavia, dopo la pubblicazione della graduatoria finale, le proteste dei candidati non si fecero attendere: alcuni partecipanti denunciarono gravi irregolarità nello svolgimento delle prove.

Le contestazioni vertevano principalmente su due punti. In primo luogo, si era verificata un’ipotizzata violazione dell’anonimato durante la correzione delle prove scritte, una pratica vietata per legge in quanto compromette l’imparzialità della commissione. In secondo luogo, era emerso un utilizzo poco chiaro o scorretto delle griglie di valutazione, che avrebbe portato a disparità di trattamento tra i candidati. Tali fatti, se provati, sarebbero stati di per sé idonei a far annullare l’intera procedura concorsuale.

Secondo il diritto amministrativo, la legittimità degli atti di un concorso pubblico può essere messa in discussione in presenza di vizi di legittimità. Nella fattispecie le presunzioni lamentate dai ricorrenti avrebbero potuto integrare vizi di eccesso di potere. Certamente particolare attenzione andava posta sui limiti di sindacato della discrezionalità tecnica ma, quando l’attribuzione dei punteggi non è supportata da idonea motivazione e appare palesemente irragionevole, il giudice amministrativo può annullare il giudizio della commissione.

Gianni ha proposto l'introduzione dell'intelligenza artificiale (IA) per migliorare la procedura di gestione dell’anonimato nei concorsi pubblici, pur mantenendo intatti i principi tradizionali già previsti dalla normativa. Secondo Gianni un sistema di IA potrebbe generare codici identificativi univoci e casuali associati ai candidati, eliminando il rischio di errori manuali o di manipolazioni involontarie. L’IA potrebbe inoltre analizzare le prove per individuare eventuali segni identificativi sospetti prima ancora che la commissione inizi la correzione, segnalando anomalie e garantendo una gestione ancora più trasparente e automatizzata.

Questa innovazione consentirebbe non solo di migliorare l'efficienza della procedura, ma anche di rafforzare il rispetto del principio di imparzialità, eliminando ogni potenziale vulnerabilità legata all’intervento umano.

Anche se teoricamente l’anonimato nei concorsi pubblici è già garantito, la soluzione proposta da Gianni è certamente in grado di eliminare qualsiasi possibilità di attività discriminatoria da parte dell’amministrazione.

Inoltre, l’IA potrebbe essere utilizzata per analizzare le griglie di valutazione, individuando eventuali discrepanze o anomalie nei punteggi attribuiti.

Nonostante ciò, l’implementazione di tali soluzioni richiederebbe un quadro normativo solido e una grande attenzione alla tutela dei principi di trasparenza e legalità. 

La storia del concorso del Comune di Città Verde divenne un esempio di come la pubblica amministrazione debba bilanciare l’autonomia nella gestione delle proprie attività con la necessità di garantire i diritti dei cittadini. Questo equilibrio è possibile solo attraverso il rispetto rigoroso delle norme e del principio di effettività della tutela, che deve consentire al giudice amministrativo di garantire la tutela della posizione giuridica sostanziale sia nel caso la stessa sia lesa da parte di esseri umani che da parte di macchine.

Gianni riuscì ad evidenziare luci e ombre dell’IA enfatizzando sfide e progressi che potrà apportare nei lavori, ricordando però che l’obiettivo finale deve rimanere sempre lo stesso: garantire una selezione trasparente, imparziale e meritocratica, capace di garantire la corretta soddisfazione dell’interesse pubblico.


Andrea Dogliero, Giulia Lombardi, John Anthony Reyes Rendon, Andrea Salvadé, Filippo Scarrone