Gianni e le pari opportunità

Oggi è l’otto marzo, è una bella giornata, l’aria è fresca, piacevole e un tiepido sole si sta affacciando in un cielo limpido.

Gianni sta andando a scuola e mentre sta camminando nota tanti mazzi di fiori gialli: sembrano mimose, allegre, colorate.

Subito Gianni pensa ad una festa e poi vede sulla vetrina di un negozio una scritta: “ 8 marzo , festa della donna”.

Già, è vero, tutti ne parlano e ne hanno parlato, ma Gianni, pur contento per questo momento di felicità collettiva ha un pensiero: “ perchè è necessario celebrare le donne con una festa?”.

Allora, giunto a scuola, ne parla con la sua insegnante di storia, una donna molto saggia che risponde così:

“ Caro Gianni, non è esatto parlare di festa, bensì di una giornata di riflessione su quanto le donne sono state, sulle battaglie che hanno dovuto affrontare per affermare i propri diritti, sui traguardi raggiunti e sugli obiettivi che ancora dovranno essere raggiunti”

Gianni riflette ed ha ancora qualche curiosità perchè proprio la stessa professoressa ha spiegato con  una linea ideale del tempo le battaglie che le donne hanno affrontato  a partire dalla fine dell’ottocento grazie ai movimenti delle suffragette per il voto femminile, per poi proseguire con le battaglie socialiste per condizioni di lavoro piu’ umane, o in tempi piu’ recenti per l’affermazione della dignità e dell’egauglianza. La sua impressione è quindi quella di una conquista raggiunta poichè la nostra società democratica garantisce una piena parità di diritti e doveri tra uomini e donne, grazie alla Carta Costituzionale e alle leggi che nel tempo si sono susseguite. Perchè allora combattere ancora?

La Professoressa, sorride e ricorda: “ In molte e in molti oggi ritengono che la disparità di genere non riguardi le società occidentali, essendo quella per le pari opportunità una battaglia del secolo scorso che non ha più ragion d’essere, dato che la Costituzione sancisce la piena parità di diritti e doveri per uomini e donne. 

Ma un conto è parlare di pari opportunità a livello teorico, un conto è vedere se ciò sussiste regolarmente nella vita di tutti i giorni. Ancora oggi a molte donne viene rifiutato un contratto lavorativo qualora dichiarino di avere intenzione di entrare prima o poi in maternità; è ancora troppo esiguo il numero di donne che rivestono ruoli apicali nelle istituzioni; permane un divario di reddito tra uomini e donne nelle professioni; molte donne sono spesso costrette ad abbandonare il lavoro perchè scarsamente sostenute a livello famigliare e sociale; per non parlare dell’impossibilità per una ragazza o una donna di tornare a casa da sola alla sera senza particolari ansie. 

E allora questa giornata non è e non deve diventare una festa, bensì un momento di riflessione atto a farci comprendere quanto ancora dobbiamo fare per dirci parte di una società in cui uomini e donne abbiano veramente i medesimi diritti e doveri, parte, dunque, di una società davvero libera”

Si, è vero, a ben pensare, Gianni ricorda i racconti sentiti in casa, i timori delle sue amiche, ricorda la cronaca e facendo mente locale ricorda una recente trasmissione televisiva dove si rappresentava la situazione delle donne nel mondo del lavoro, evidenziando una grossa difficoltà nel vedere donne “importanti” e sottolineando come le donne siano costrette a subire discrminazioni legate al linguaggio. Perchè non chiamarsi avvocata, termine ben piu’ antico, invece che avvocato, oppure perchè non utilizzare l’articolo femminile o la declinazione al femminile continuando ad utilizzare il maschile?.

La professoressa aveva indicato a Gianni una strada, una strada luminosa, gialla come la mimosa di questa giornata, facendo notare come nessuna conquista sia per sempre.

Per questo ogni parziale vittoria delle donne per l’affermazioni dei loro diritti, non può significare un punto di arrivo, bensì il punto di avvio di una nuova battaglia. Ciò sulla base del fatto che una situazione parziale di parità potrebbe portare ad una involuzione, facendo ripiombare le donne in condizioni di sottomissione e subordinazione.

Gianni è sereno, la luminosità della mimosa, rappresenta una società libera, dove veramente uomini e donne possono reciprocamente dialogare per crescere insieme, purchè non si abbassi, mai la guardia. Come sente echeggaire nell’aria attraverso la voce di alcune ragazze in coro: “ per ogni conto che non torna, per ogni schiaffo subito, per ogni parola di disprezzo ingoiata, per ogni brutta fine”.

E sull’onda di queste parole Gianni mette le cuffie alle orecchie e si gode una canzone:

“ Sono la strega in cima al rogo, una farfalla che imbraccia il fucile, una regina senza trono, una corona di arance e di spine. Sono una fiamma tra le onde del mare, sono una sposa sopra l’altare....ahia ia ia ia ia ahia ia ia ia ia. Mi chiamano con tutti i nomi tutti quelli che mi hanno dato e nel profondo sono libera, orgogliosa e canto.....”


Alessandra Bisio