Gianni e Chiara

Anno 2125, Pianeta Terra 

Gianni è uno studente di scuola superiore e frequenta l’ultimo anno di studi presso un istituto tecnico-informatico. Vive in una realtà che, nemmeno un secolo prima, sarebbe stata definita come un futuro distopico. Come si poteva preannunciare già da decenni, lo sviluppo tecnologico e informatico (e i loro fautori) hanno provocato enormi stravolgimenti in tutti i settori del vivere umano fino a creare generazioni umane. Tra queste, l’ultima generazione creata si può considerare persino una nuova specie umana, l’unica capace di sopravvivere e adattarsi ai cambiamenti intervenuti, la generazione ultra, detta Gen-ultra. Agli appartenenti vengono impiantati dalla nascita dei chip nel cranio da parte dello Stato e sono rilevati tramite particolari apparecchi; ciò risulta necessario perché questi chip permettono l’identificazione del soggetto per l’accesso ai servizi pubblici (sanità, istruzione, ecc…), per usufruire di servizi privati, come una prenotazione in hotel o un volo, per l’esercizio dei diritti politici come il diritto di voto. 

Diverse sono le ragioni che hanno indotto il legislatore a imporre per legge l’impianto di questi microchip ma tutte estranee all’interesse pubblico. Il legislatore infatti ha subito l’influenza di alcuni orientamenti maggioritari, resi dominanti da forti interessi economici, prestando nessuna attenzione ai vari rischi che potevano presentarsi (totale violazione della privacy, maggiore incidenza di tumori cerebrali, altre problematiche connesse alla salute fisica e mentale e molti altri a cui il lettore potrebbe pensare), quali affermazioni spesso valutate superficiali e catastrofiste o non ritenute degne di alcuna attenzione. 

Questo obbligo normativo attualmente non prevede eccezioni o deroghe per categorie particolari ma, inizialmente, il microchip era riservato a soggetti quali anziani o malati neurologici che necessitavano di un “sostegno” per le loro capacità mnemoniche e cognitive, e solo, in un secondo momento, venne esteso gradualmente a tutti gli individui e la sua tecnologia è stata aggiornata fino a invadere ogni aspetto della vita umana, diventando una sorta di carta d’identità virtuale.

Gianni è un gen-ultra per eccellenza e, nel mondo in cui è nato, non si è mai chiesto come l’uomo possa essere arrivato a un livello tale di condizione umana/robotica, ma il lettore potrebbe essere interessato…

Innanzitutto, da un lato, la liberalizzazione del mercato e, quindi, una visione prettamente imprenditoriale dell’economia e, dall’altro, un’incapacità del legislatore di ovviare e soddisfare i bisogni dei cittadini, ha portato il decisore politico a ritenere che l’unica scelta possibile fosse quella di privatizzare vari settori che prima erano pubblici così da garantire i servizi ai cittadini. Diverse imprese private hanno, quindi, sostituito l’operatore pubblico, l’amministrazione, portando, però, secondo un principio di economicità a  una diminuzione generale del benessere collettivo: se, da un lato, si sono migliorati i servizi, nello stesso tempo gli stessi sono diventati prerogativa solo di coloro che possono permetterseli. 

I gestori privati, costituiti sotto forma di impresa, imposta  una situazione di monopolio sostanziale hanno progressivamente diminuito la qualità delle prestazioni impiegando così sempre minori risorse. E’ così completamente disapplicata la prospettiva personalistica dei principi costituzionali e l’uomo viene ridotto a un codice, a un microchip senza il quale non ha alcuna pretesa, diritto o interesse da far valere, addirittura si può dire che non esite nel sistema e diventa  automaticamente un outsider. Gli outsider sono coloro che non possiedono il microchip spesso per “colpa” dei genitori che hanno deciso di non sottoporre i figli a quest’operazione o perché è stato successivamente rimosso chirurgicamente in maniera clandestina dato che la rimozione è illegale in qualunque caso. 

Altra invenzione che ha rivoluzionato il modo di vivere ai tempi di Gianni sono gli smartglasses. Gli smartphone sono stati superati e sostituiti da occhiali virtuali e intelligenti, gli “smartglasses”, abbreviato comunemente “smartg”, connotati da un utilizzo persino più semplice: un chip connesso agli occhiali viene impiantato nel cranio, in particolare nella corteccia motoria, e con il pensiero si compiono tutte le attività che normalmente si svolgevano sul cellulare, con la differenza che la schermata del dispositivo non è materiale, ma viene proiettata dagli occhiali come un ologramma ed è visibile solo a chi indossa quel paio di occhiali.

Gli smartg si accendono automaticamente nel momento in cui vengono indossati scannerizzando la cornea dell’occhio. Questa nuova tecnologia prevede diversi vantaggi, ma anche degli aspetti critici che, purtroppo, non sono stati presi in considerazione nel momento in cui sono entrati in commercio.

Quando si sale su un mezzo “pubblico” (i pubblici trasporti rientrano tra i servizi che sono stati privatizzati, ma che comunque hanno mantenuto la vecchia nomenclatura), le telecamere poste all’entrata individuano il soggetto tramite il codice situato a vista sugli occhiali permettendo di conoscere l’identità dell’individuo che sta salendo o scendendo e verificare se a tale identità corrisponda un biglietto o un abbonamento  consono all’utilizzo di quel mezzo, in caso contrario, vengono notificati gli agenti di controllo che interverranno. Tutto ciò semplifica, velocizza e rende efficiente questo tipo di servizio o almeno così è fatto credere. Chi non possiede gli occhiali e, quindi, non è registrato nel sistema, non può usufruire di questo servizio, di conseguenza, la parte della collettività che non si può permettere questo dispositivo viene esclusa dall’accesso ai pubblici trasporti. 

In analoga situazione, che viene ritenuta dalla maggioranza della popolazione come ottimale, riversa, purtroppo, anche la sanità, l’istruzione e altri settori privatizzati. Molteplici sono i rischi e i danni connessi a queste privatizzazioni, però né il diritto, ormai limitato a essere un automatismo, né il decisore politico, completamente influenzato da alcuni gruppi di pressione, possono fermare la situazione.

E i cittadini? I cittadini sono stati complici inconsapevoli di questo decorso dei fatti. 

Il celere progressismo della nostra società ha fatto credere che, anche, le scienze sociali, come il diritto, dovessero “adattarsi ai tempi” e, dunque, automatizzarsi e informatizzarsi. 

I giudici sono stati, quindi, sostituiti da macchinari dal funzionamento molto semplice: le parti coinvolte nel caso e, comunque, i vari soggetti legittimati dalla legge a partecipare al processo devono compilare dei moduli  allegando i vari documenti indicati come necessari, tutto ciò viene introdotto nel macchinario che, utilizzando le tecnologie sempre più aggiornate dell’intelligenza artificiale, elabora i dati ricevuti predisponendo, in brevissimo tempo, una sentenza di accoglimento motivata con le relative sanzioni o una sentenza di rigetto, anch’essa, motivata; la sentenza viene poi notificata telematicamente alle parti interessate.

Lo strumento utilizzato in questione è l’ A.J.M. ( sigla che sta per Artificial intelligence Justice Machinery) che è una sorta di computer ingegnato e realizzato appositamente per applicare il diritto. Sicuramente, può risultare al lettore come una strumentazione artificiosa, complessa, quasi esagerata, ma già da decenni i cittadini vengono indotti a ritenerla necessaria, contingente, come se fosse la scelta migliore da prendere nel contesto storico, economico, sociale attuale e passato, facendo prevalere i suoi elementi positivi su quelli negativi.

 Tra gli aspetti positivi, rientra la maggiore celerità dei giudizi che, in quanto automatizzati, rendono i processi più veloci attuando concretamente il principio della ragionevole durata del processo ritenuto prioritario, anche, dalla giurisprudenza europea.

Altro pregio riguarda l’uguaglianza sostanziale dei casi, infatti, l’A.J.M. non compie discriminazioni poiché non è persona dotata di discrezionalità come il giudice. Il giudizio, quindi, risulta essere una sorta di accertamento tecnico: a determinati input, il macchinario produce determinati output escludendo qualunque possibile interferenza esterna come atti di corruzione e influenza di opinioni.

Tra gli aspetti negativi e critici rientra, in primo luogo, il fatto che il giudizio si basa solamente sulle voci e requisiti presenti nei moduli da compilare e che, quindi, sono stati previsti della legge escludendo, di conseguenza, quelle circostanze di rilievo e quelle casistiche che potrebbero incidere sul giudizio che, però, non sono disciplinate e nemmeno prevedibili. 

Dunque, si velocizzano i casi pienamente rispondenti alle previsioni normative mentre le fattispecie che differiscono dall’immagine astratta considerata dal legislatore non possono trovare tutela poiché non esiste più un giudice che può interpretare. Occorre attendere che il decisore politico ritenga di provvedere a normarle. L’automatismo lascia quindi senza alcuna tutela sostanziale posizioni giuridiche sostanziali lese in situazioni non ancora standardizzate per inerzia o ritrosia del legislatore a disciplinare particolari casi o per pressioni derivanti da interessi politici o più facilmente economici.

Altro aspetto critico è che non si tratta di giudici umani e, quindi, di giudizi umani: c’è, innanzitutto, una prevalenza della quantità sulla qualità sempre secondo una principio di economicità, per cui, si aspira a risolvere più controversie possibili in breve tempo a discapito di un miglior esito che magari avrebbe necessitato di più tempo e risorse. 

In secondo luogo, c’è il totale annullamento della componente umana e sensibile del potere giudiziario che si limita a essere un automatismo e, quindi, si ha un ritorno e un mutamento distorsivo del concetto espresso quattro secoli prima da Montesquieu del giudice come “bocca della legge”: il potere giudiziario diventa un potere nullo che esegue ciò la legge prevede.

Ulteriore aspetto negativo è che viene meno, anche, quella funzione creativa dei giudici che, fino a un secolo fa, permetteva al diritto di svilupparsi ed evolversi anche nell’eventuale inattività del legislatore, eventualità piuttosto frequente.

Inoltre, l’A.J.M. è, come tutti gli apparati informatici, a rischio di manipolazione da parte di virus. Infine, altra critica consiste nell’insindacabilità del giudizio che, in quanto oggettivo e imparziale, non può essere impugnato, se non in particolari casi anch’essi previsti dalla legge.

Gianni

Gianni ha trascorso una settimana bizzarra, infatti, una serie di strani accadimenti si sono succeduti e hanno alterato la sua monotona routine. 

A scuola è suonato l’allarme antincendio che ha interrotto una verifica, fatto bizzarro se tiene in considerazione che non c’era né una prova di evacuazione antincendio né si è trovato segno di alcun incendio o danno da incendio in tutto l’istituto.

Gianni, anche se disorientato, frustrato, spaventato e un po’ traumatizzato dall’accaduto, è stato contento di ciò che è successo poiché per questa verifica non era sufficientemente preparato e la prova interrotta è stata spostata alla lezione successiva.

Gianni e Chiara

Qualche giorno dopo, il ragazzo fa un incontro strano sul treno: una ragazza. Nulla di strano per Gianni che aveva a che fare tutti i giorni con suoi coetanei e coetanee, ma questa giovane immediatamente lo colpisce non solo per la bellezza ma in particolare per l’abbigliamento: non indossa alcuna uniforme scolastica né la tuta standard che era ormai diventato legge indossare. Questa tuta è stata ideata per contrastare le elevate temperature raggiunte a causa del riscaldamento globale che, nei decenni, ha provocato la diffusione di nuove malattie virali e di malesseri di diverso tipo come stanchezza e svenimenti sempre più frequenti a livello statistico. L’incapacità dell’essere umano di adattarsi velocemente al cambiamento climatico ha costretto il legislatore a imporre per legge questo speciale abbigliamento in tutti i luoghi pubblici. 

Come stavo dicendo, la giovane non indossa né la tuta protettiva obbligatoria né gli smartg che, tra le altre funzionalità, permettono di identificare immediatamente il soggetto che si ha davanti per essere sicuri di non trovarsi con individui potenzialmente pericolosi. Nome, cognome, età, impiego, titolo di studio ed eventuali precedenti penali, registrati nel sistema, appaiono sul proprio smartg scannerizzando il codice sugli smartg degli individui che si trovano nelle vicinanze; il legislatore ed eventuali portatori d’interessi hanno menzionato i molti benefici di questa funzionalità, ma non hanno speso nemmeno una parola sui possibili pericoli o danni connessi alla privacy degli individui (che il lettore potrà immaginare).

La ragazza che gli siede davanti, pertanto, per Gianni è priva di identità. Seppure si stiano guardando negli occhi, il ragazzo tace. La giovane, allora, inizia a fare diversi commenti: parla del tempo, si lamenta della scarsa pulizia sui treni, e, poiché Gianni persiste con una certa ritrosia dall’instaurare un dialogo con lei, si presenta. Chiara di nome e chiara di aspetto: bionda, occhi verdi e pelle candida; il ragazzo supera la timidezza o la paura iniziale che aveva di fronte a questa figura così ignota e si presenta. I due cominciano a parlare amichevolmente del più e del meno, della scuola, della vita e, pian piano, Gianni supera l’iniziale ritrosia e comincia a sentirsi a suo agio con Chiara. 

Molti sono i dubbi che Gianni continua ad avere: “Lei si chiama davvero Chiara? Perché non è vestita come tutti noi gli altri? E, soprattutto, cosa vuole da me?”. Il giovane non ha il tempo di rispondere a tutti questi quesiti dato che, qualche fermata dopo, lei scende.

Chiara

Gianni è oggetto di un studio illecito e clandestino da parte di un team di studiosi ed esperti al quale appartengo. Il mio team, fondato e finanziato da privati che preferiscono restare anonimi, ha la funzione di studiare la nuova generazione di essere umano che si sta affermando sul pianeta, i gen-ultra, confrontandolo con le caratteristiche delle generazioni passate. Ci soffermiamo, in particolare, sui cambiamenti drastici della società e della politica, che sotto la pressione di determinati interessi e con mezzi manipolatori, hanno modificato o “rivoluzionato” il concetto di essere e vivere umano.

Lo studio condotto si chiama “Progetto GIANNI”, “Operazione G.I.A.N.N.I.” o “Progetto G-12” e ha per oggetto di studio, Gianni, nome in codice “G-12”, soggetto selezionato a campione tra gli appartenenti alla gen-ultra.

Conduciamo parallelamente altri studi, altri progetti, ma quello di Gianni è il primo nel suo genere, è un vero e proprio esperimento scientifico: non ci siamo limitati a studiare e osservare la sua condotta a distanza, ma lo abbiamo sottoposto a prove, a situazioni alle quali reagire per valutare e conoscere meglio come si comporta in situazioni fuori dal normale.

Esperimento n.1 “l’allarme antincendio”

Un nostro operatore sul posto si è impegnato a far scattare l’allarme antincendio nell’istituto dove studia il soggetto in questione. Attraverso le grandi finestre dell’istituto, all’esterno e a distanza, era possibile osservare che l’aula si trova al piano terra dalla quale è possibile uscire semplicemente aprendo la finestra in pochi secondi e scavalcando il davanzale, ma Gianni impiega circa 3 minuti per uscire dall’istituto seguendo le linee guida indicate in casi di emergenza.

Questa prova aveva la funzione di valutare: le capacità di reazione psicofisiche del soggetto, la prontezza d’azione in caso di avversità improvvise e la capacità di adattarsi a situazioni stressanti.

G-12 non ha reagito prontamente all’allarme e, fino a quando le linee guida comunicate con gli altoparlanti non hanno comunicato agli studenti presenti al piano terra come muoversi, non ha reagito per nulla. Ne deriva un soggetto che non è capace di gestire autonomamente le situazioni di pericolo, anche se fittizie e semplici da superare, e necessita di qualcuno che dall’alto dia indicazioni. Tutto ciò è indice di una forma di paternalismo che si è radicata nel tempo e che condiziona e vincola quasi tutte le scelte e i comportamenti dell’uomo rendendolo incapace, di conseguenza, di decidere liberamente come comportarsi quando ha più scelte davanti a sé e nessuna di queste è vincolante. Questo esperimento, in definitiva, non ha mostrato esiti positivi. 

Esperimento n. 2 “Gianni e Chiara”

Il mio team ha deciso che era il momento di conoscere meglio Gianni: nessun modo era migliore se non conoscerlo di persona. Incaricata salgo, quindi, sul treno che quotidianamente G-12 utilizza per spostarsi e mi siedo vicina a lui. Pur non essendo propriamente un esperimento, ho potuto, comunque, testare il soggetto in prima persona: G-12 non è incline a conoscere altri soggetti, soprattutto, se, come nel mio caso, si tratta di un outsider. Non gli ho posto domande particolarmente invasive, ma ho potuto osservare che è lento nella comprensione di ciò che dico e fatica a formulare delle risposte in breve tempo. La mancanza di interazioni umane, ormai, limitate a essere scambi di dati virtuali, rende questo individuo quasi robotico.

Ulteriori studi verranno condotti l’anno successivo per confermare la tesi che sosteniamo, ovvero, quella secondo cui ci sarebbe in atto un piano politico ed economico che vuole portare all’annullamento dell’uomo in quanto tale e la sua sostituzione con “uomini” robotici privi di empatia, creatività, autonomia, privacy, indipendenza e libertà. Molti di questi punti sono già largamente stati riscontrati nei gen-ultra, ma con i prossimi “Progetti” saremo in grado di confermare questa teoria, anche se non sarà comunque possibile tornare indietro nel corso degli eventi ed evitare che questa involuzione della specie umana si verifichi.


Chiara Casetta