Gianni e la nuova città
Gianni è un ragazzo di 15 anni; vive in un piccolo paesino nel sud Italia in provincia di Matera, situato sul mare, tra l'azzurro dell'acqua salmastra e le calde sfumature della costa. Gianni passa le giornate tra la scuola e le uscite con gli amici, anche perché nel piccolo paesino le attività non sono molteplici e i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo tra giochi e passeggiate sul lungomare, il quale rappresenta il principale luogo d'incontro. Dopo una normale giornata di scuola, Gianni passa il pomeriggio con i suoi più cari amici: emozionati e pieni di aspettative per l’estate che sta per arrivare parlano dei programmi per i mesi successivi. Rientrato a casa, però, Gianni sente subito che qualcosa non va e trova i suoi genitori seduti in cucina con la madre che ha lo sguardo di chi deve comunicare notizie importanti. Lui si siede a tavola e finge di non notare la tensione nell'aria, buttando, come suo solito, lo zaino sotto la sedia. A confermare la sua tesi è il padre che, dopo aver richiamato la sua attenzione, gli dice di dovergli comunicare una notizia importante; a quel punto Gianni, percependo la gravità della situazione, smette di giocare con il cellulare. Catturata finalmente l’attenzione del figlio, gli annuncia di aver accettato un’opportunità lavorativa con un ottimo stipendio e diversi benefit. Gianni si limita a fissare i genitori, ancora ignaro di ciò che verrà dopo. Sa che suo padre ultimamente è scontento perché non si sente valorizzato dall’azienda per cui lavora da anni, ma non immagina come quella proposta di lavoro possa riguardarlo così da vicino. Non riuscendo a percepire le reazioni del ragazzo, il padre continua dicendo che si tratta di un ruolo in una grande città al nord, Milano, e si dovranno trasferire entro la fine dell’estate. La mente di Gianni inizia ad essere invasa da immagini di palazzi grigi, strade trafficate e volti sconosciuti. Vorrebbe dire qualcosa per opporsi ma un nodo alla gola lo blocca; in quel momento, si rende conto che tutto il mondo che conosce è destinato a cambiare. Nonostante il tentativo della madre di rassicurarlo, Gianni si alza di scatto dalla sedia e arrabbiato con i suoi genitori, si rifugia in camera sua, dove sdraiato sul letto accende il bluetooth della cassa e alzando il volume per non sentire nulla al di fuori della musica, mette un pezzo di Pino Daniele che il nonno gli aveva fatto conoscere intitolato “Terra mia” e mentre gli risuona il ritornello “Terra mia, terra mia, comm'è bello a la penzà. Terra mia, terra mia, comm'è bello a la guardà”, nella sua testa ripensa a tutti i momenti vissuti nel suo paese: i pomeriggi trascorsi al campetto, le serate estive al bar in spiaggia con gli amici e le passeggiate in bicicletta sul lungomare. Tutto quello che conosce e ama sta per svanire. Si sente come se stesse per perdere una parte di sé. Il giorno dopo Gianni si reca a scuola con il peso di questa notizia e, durante la ricreazione, decide di parlarne con i suoi amici più stretti con i quali è cresciuto. Fa un respiro profondo, accoglie nell'anima quel coraggio che mai e poi mai avrebbe pensato di riacquistare e guardandoli negli occhi comunica loro la triste notizia. I suoi amici lo guardano per un istante senza parlare. Iniziano a esporre dubbi e insicurezze, a chiedersi se riusciranno a mantenere vivo il loro legame. Le parole degli amici fanno capire a Gianni quanto quel trasferimento avrà un impatto profondo anche su di loro. Il pensiero di poter perdere la loro amicizia lo tormenta, rendendo il trasferimento ancora più doloroso. Gianni in questo momento si sente come Holden Caulfield di Il giovane Holden di J.D. Salinger, nelle cui pagine si immerse quando il suo professore di italiano glielo assegnò come lettura estiva. Come lui, anche il giovane Holden è un adolescente in lotta con un mondo che non comprende. Per Holden, il cambiamento è una ferita: la società e le sue norme non si adattano alle sue aspettative e visioni del mondo, e anche Gianni ora sperimenta quel senso di frustrazione e perdita. Questa somiglianza tra i due giovani riflette il dramma dell’adolescenza: il desiderio di stabilità in un mondo in continuo mutamento. Il ragazzo instaura una connessione con tutti quei giovani eroi/antieroi del romanzo realista ottocentesco, un mosaico di caratteri, sfumature sentimentali, dilemmi e incomprensioni. Gianni riflette su come le persone si abituino a vivere in determinati luoghi, a condividere abitudini e relazioni che danno un senso di appartenenza. Il pensiero di lasciare tutto questo lo spaventa e, come Holden, si trova a chiedersi se riuscirà mai a sentirsi a casa in un posto nuovo. Quella sera, tornato a casa, la sua famiglia cerca di rassicurarlo parlandogli delle opportunità di Milano, delle sue scuole moderne e delle nuove attività a cui potrà partecipare. Ma Gianni rimane in silenzio. Sa che la sua casa è lì, nella sua città, con le sue persone e i suoi ricordi. L’idea di una nuova vita non gli appare ancora come una “possibilità”. Per lui è solo la fine di un capitolo importante della sua adolescenza che avrebbe voluto durasse ancora a lungo.
L’estate finisce presto ed il giorno dell’agognata partenza arriva inesorabile. Il viaggio verso Milano è lungo e pieno di silenzi; Gianni è seduto sul sedile posteriore della macchina, immerso nel suo mondo di pensieri; con le cuffie del suo cellulare alle orecchie, rifugio/varco dagli interrogativi del presente, ascolta il suo gruppo preferito quando all’improvviso parte una canzone che gli fa gonfiare gli occhi di lacrime… “Cammino per la mia città ed il vento soffia forte mi son lasciato tutto indietro il sole è all'orizzonte vedo le case, da lontano, hanno chiuso le porte…”(Maneskin - Torna a casa). Il suo sguardo punta il finestrino e l'esterno che scorre veloce verso la meta. Arrivati a Milano, ai loro occhi, il contrasto con la piccola città è immediato: le grandi strade sono piene di macchine e i clacson risuonano in continuo e poi tutte quelle persone che corrono da un marciapiede all’altro intenti a fare chissà cosa. Non c’è traccia del silenzio della periferia e del verde che Gianni amava tanto. Si sente schiacciato dal dinamismo e dal carattere frenetico della città e piccolo rispetto a ciò che lo circonda.
“Guarda, Gianni! Quello è il Duomo, uno dei monumenti più famosi d’Italia. Avremo tempo di visitarlo insieme, ti piacerà.” Gianni guarda l’imponente cattedrale, ma non riesce a provare nessun entusiasmo. Per lui, tutto sembra nuovo e freddo, persino ostile. Non sente nulla di quel calore e di quel senso di appartenenza che provava nel suo paese. Milano, per il momento, è solo un enorme spazio vuoto, impersonale, l'ignoto che prende forma e lo fagocita senza un'apparente via d'uscita. La prima settimana a Milano passa lenta e pesante. Gianni esplora il quartiere con poca voglia e si aggira per l’appartamento come un estraneo, sempre con quel fastidioso senso di spaesamento. Ma una mattina suo padre annuncia che è ora di regolarizzare la nuova residenza e procedere con l’iscrizione scolastica. Gianni non ha scelta: deve seguire il padre all’ufficio anagrafe e poi alla nuova scuola. L’ufficio anagrafe, che si trova in un grande edificio comunale in una zona affollata della città, è un istituto amministrativo che ha come obiettivo principale la registrazione e la gestione delle informazioni relative alla popolazione di un determinato territorio; esso è un'importante fonte di dati statistici e demografici e serve a garantire l'accuratezza e la trasparenza dell'informazione riguardante gli individui presenti in un comune o in uno stato. Le funzioni principali di questo istituto sono la registrazione della popolazione, la gestione delle informazioni, la produzione e il rilascio di certificati
(matrimonio, residenza, nascita etc…), il supporto alle politiche pubbliche, l’identificazione e verifica degli individui, l’accesso ai servizi e la pubblicità legale per quanto riguarda le informazioni demografiche e civili della popolazione garantendo la trasparenza, uno dei principi fondamentali del diritto amministrativo regolato dalla legge 241/1990 e poi ulteriormente sviluppato con il d.lgs.
n.33/2013 volto a introdurre obblighi più specifici per le amministrazioni pubbliche in merito alla pubblicazione di informazioni e dati, allo scopo di offrire una maggiore apertura e accountability nei confronti dei cittadini. Il palazzo alto, grigio, con solo una targa che cita “Ufficio Anagrafe – circoscrizione 3” accoglie in modo freddo e distaccato le persone. All’interno di una grande aula decine e decine di persone sono sedute ad attendere il proprio turno, perse nei propri pensieri. Il padre indica a Gianni una macchinetta: “Devi prendere il numero, Gianni, funziona così, ci vuole pazienza, è diverso da ciò a cui eravamo abituati prima” spiegandogli che la burocrazia ha delle tempistiche talvolta lunghe e noiose, ma indispensabili per garantire l’efficienza dei servizi. Una volta preso il numero Gianni vede scritto “A320” e il tabellone segna “A174” e prendendo posto di fianco al padre gli chiede “Ma dobbiamo aspettare tutte queste persone?”, al che il padre cerca di spiegargli che nelle grandi città gli uffici amministrativi spesso hanno lunghi tempi di attesa ai quali non erano sottoposti nella cittadina d'origine e cerca di fargli comprendere che la burocrazia, anche se lenta e complessa, è necessaria per poter accedere a tutti i servizi di assistenza sanitaria, scuola e servizi sociali e che è loro diritto e dovere essere registrati come residenti presso il comune in cui vivono. Nell’attesa gli spiega inoltre come un noto sociologo e filosofo che studiò all’università, Max Weber, definiva la burocrazia come una macchina ben organizzata, che lavora seguendo regole precise per essere efficiente, anche se a volte può sembrare troppo "fredda" e lontana dai bisogni umani. Gianni ascolta senza troppo interesse, ma intuisce che questa registrazione non è solo un “documento”, ma qualcosa che lo legherà alla nuova città. Realizza così che da quel momento, Milano diventerà ufficialmente la
“SUA CITTÀ”, provocando in lui sconforto. L’anagrafe permette allo Stato e agli enti locali di avere un registro aggiornato della popolazione, necessario per l’erogazione dei servizi pubblici, per la pianificazione urbana e per garantire l’accesso ai diritti sociali. L’obbligo di attendere e di rispettare le procedure lo fa sentire intrappolato in un sistema impersonale.
“So che potrà sembrarti un modo freddo e distaccato di interagire, ma è importante, perché serve a darti accesso a tutto ciò che la città offre. Prendilo come un benvenuto”.
A Gianni mancano tutti quei modi socievoli e calorosi a cui era abituato prima e che gli davano realmente quel senso di benvenuto di cui parla suo padre, quella cultura che profumava di tradizione e familiarità.
“A320”," annuncia il display. Il padre si alza, facendo un cenno al figlio di seguirlo. Arrivati allo sportello si trovano faccia a faccia una signora dall’aria sbrigativa che accogliendoli dice loro: "Buongiorno, come posso aiutarvi?" "Buongiorno, dovremmo fare il cambio di residenza. Ci siamo trasferiti qui la settimana scorsa," porgendo il documento d’identità e il contratto d’affitto della loro nuova casa. La dipendente comunale spiegò con precisione la procedura. "Da quando è entrato in vigore il Decreto-Legge n. 5/2012, la registrazione avviene in tempo reale. Oggi inseriremo i vostri dati nel sistema; verrà successivamente fatta una verifica per accertare che abitiate effettivamente all’indirizzo indicato. Di solito mandiamo un vigile urbano entro 45 giorni." Gianni ascoltava, incuriosito. "Ma perché devono controllare? Non basta che siamo qui con i documenti?" La signora sorrise leggermente. "Vedi ragazzo, a volte le persone dichiarano di vivere in un posto solo per ottenere vantaggi fiscali o accedere a servizi specifici. Ad esempio, alcune famiglie dichiarano un trasferimento fittizio in una città diversa solo per far entrare i figli in scuole migliori anche se poi continuano a vivere altrove, per questo è necessario che le autorità verifichino la residenza effettiva." Gianni annuì. "Ah, ok. Non pensavo servissero così tanti controlli per un cambio di residenza." "Avete portato tutti i documenti richiesti?" chiese la dipendente. Il padre esaminò velocemente la cartella: "Oh no! Ho dimenticato il certificato di famiglia." "Serve per forza quel certificato?" esclama Gianni. La signora fece spallucce. "Purtroppo si, ma non preoccupatevi, perché potete inviarlo online. Ormai molti Comuni hanno digitalizzato queste procedure, usando lo SPID potrete accedere con un click al portale anagrafico." "Lo SPID… devo ancora attivarlo, ma lo farò nei prossimi giorni” detto questo, ringraziarono la signora e uscirono. Nei giorni successivi, il padre di Gianni, riordinando le carte del trasloco con i documenti di famiglia, riesce a recuperare il certificato che gli mancava e dopo aver attivato lo SPID in un ufficio postale, si reca nuovamente all’anagrafe con il figlio, dove ritrovano la stessa signora gentile della volta scorsa. "Ah, bentornati! Vediamo se oggi abbiamo tutto." Il padre consegnò i documenti richiesti e, nel frattempo, Gianni le rivolge una domanda. "Scusi, ma non aveva detto che potevamo fare tutto questo online?" La donna sorrise. "Certo, tramite il nostro portale, l’ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, che centralizza i dati di tutti i cittadini in un'unica piattaforma nazionale), potete gestire quasi tutto. Però alcune procedure, come il cambio di residenza, richiedono comunque un controllo sul posto. Ma ora che avete lo SPID, potrete richiedere certificati anagrafici direttamente dal portale senza fare file. È molto utile, soprattutto per chi lavora o ha poco tempo." Grazie ai documenti ottenuti dall’Anagrafe, i genitori di Gianni riescono a iscriverlo nella nuova scuola, che per sua fortuna, non è lontano da casa. L’inizio scolastico è previsto per il 12 settembre, che non tarda ad arrivare.
Nel tragitto che lo porta nella nuova scuola Gianni inizia a pensare “Come sarà questa nuova esperienza senza i miei vecchi amici e con professori nuovi?” e armeggia in lui la speranza di trovare accoglienza, istantaneamente contrastata dall'apparirgli tutto freddo e distante. I primi giorni di scuola risultano difficili per Gianni che si sente emarginato e preso di mira dai compagni per il suo accento. Anche durante le ore di educazione fisica, che dovrebbero essere un momento di svago e aggregazione, Gianni viene deriso ed escluso da alcuni suoi compagni e così si isola durante la ricreazione, cercando conforto nella rilettura dei messaggi scambiati con i suoi vecchi amici. Durante un’altra ricreazione trascorsa in disparte Gianni nota Matteo, suo compagno di classe, che si allena da solo con una palla da basket. "Bel tiro," dice Gianni, avvicinandosi. Matteo si gira, sorpreso. "Grazie. Vuoi provare?" Gianni accetta l’invito e per la prima volta non si sente giudicato. Matteo percepisce il disagio che Gianni sta provando in questi giorni e infatti mentre giocano gli confida che anche lui ha vissuto un’esperienza simile qualche anno prima. Matteo invita Gianni a casa sua per studiare insieme quella stessa settimana. Un giorno, dopo aver finito i compiti, gli propone di guardare il suo film preferito:
The Karate Kid, spiegandogli che ha come protagonista un ragazzo che si trasferisce in una nuova città e deve affrontare diverse di difficoltà, rivelandogli come esso fu di aiuto nei tempi di malessere per l'adattamento ad un nuovo contesto. Guardando il film, Gianni si identifica con Daniel, il protagonista; egli affronta l’emarginazione ma trova forza nell’amicizia e nella determinazione. Ispirato da Daniel, Gianni inizia a lavorare su sé stesso. Durante le lezioni di educazione fisica inizia a trasformare quella che era la sua esclusione in partecipazione e grazie alle parole di Matteo prova a non lasciarsi scoraggiare dai commenti sarcastici. Matteo, nel frattempo lo supporta, convincendo anche alcuni compagni a coinvolgerlo di più. I giorni che seguono portano Gianni ad avere un nuovo giro di amicizie e più frequentazioni: a Matteo si aggiungono Francesco, Elena, Chiara e Leonardo. Gianni inizia a sentirsi più a casa grazie a questi nuovi amici nonostante il suo cuore apparterrà forse per sempre a quei luoghi, a quelle persone e a quel mare che lo hanno accompagnato fino a quel momento e come i fotogrammi di una pellicola, scorrono incessantemente nella sua mente.
Giulia Celesia, Domenico Migliaccio, Armelina Keci