Gianni e l'analisi del diritto sulla privacy
Gianni è un giovane ragazzo, affascinato dal diritto in tutte le sue sfumature. Come tutti gli adolescenti usa i social network in maniera costante durante il giorno. Dal primo momento in cui ha aperto il suo account privato, ha reso pubblico il suo aspetto e con ciò anche il suo quotidiano. Inizia a frequentarsi con delle persone conosciute online, per Gianni tutto prosegue nella maniera adeguata. I genitori del ragazzo, si iniziano a preoccupare per le sue condizioni fisiche: il giovane sembrava quasi spaventato, non era più il solito giovane spensierato e tranquillo. L’enfasi iniziale ha travolto anche il suo percorso scolastico: l’iniziale entusiasmo per la pubblicazione delle immagini sul profilo era diventato ossessione nell’utilizzo della piattaforma. L’essere perennemente online, l’aveva totalmente isolato dalla vita reale: si era allontanato dalle amicizie che aveva, il suo rendimento scolastico era peggiorato drasticamente e persino la sua salute alimentare.
Con il passare dei mesi, Gianni inizia ad avere sempre più confidenza con gli utenti conosciuti su varie piattaforme e se per lui apparentemente sembrava andasse tutto nel verso giusto, nella realtà le cose erano molto più complesse di quanto lui si potesse aspettare.
In queste chat di gruppo passano sotto gli occhi di diversi utenti immagini spontanee, in cui Gianni mostra la sua quotidianità. L’immaturità del ragazzo ha portato a fidarsi inconsapevolmente di persone sconosciute, di individui scoperti da un giorno all’altro. In realtà non è possibile chiamarla “conoscenza” in quanto sapeva solo il loro nome e gli anni di quest’ultimi. Chi l’avrebbe mai detto che la fiducia e la tranquillità, si trasformasse in uno degli incubi più drastici e irrecuperabili di Gianni?
Il motivo principale che l'ha spinto ad essere ossessionato dai social fu la necessità di sentirsi importante. Come gran parte dei ragazzi adolescenti, Gianni sentiva il bisogno di ricevere attenzioni dai suoi coetanei per sentirsi accettato e soprattutto popolare, per fare ciò quindi voleva ampliare le sue amicizie: più persone conosceva, più si sentiva importante. I social network erano diventati un bene di prima necessità per Gianni, non riusciva più a distinguere tra realtà e finzione e la cosa che amava di più era mandare foto divertenti in gruppi sempre più ricchi di persone nuove. Un giorno Gianni, mentre attraversava il corridoio della scuola per raggiungere la sua classe, notò che tutti i ragazzi intorno lo fissavano e poi ridevano fra loro così abbassò la testa e corse in classe per cercare di capire cosa stava succedendo. In classe però qualcosa era cambiato: nessuno si avvicinò a lui ed erano tutti riuniti in una parte dell'aula a guardare i cellulari e ridere. Così Gianni decise di avvicinarsi per vedere cosa stavano guardando i compagni e un secondo dopo impallidì. Tutti stavano guardando una sua foto, e pensó ,tra la disperazione e lo stupore, che solamente una settimana prima dell’accaduto, il giovane aveva mandato la foto in varie chat, ma ciò che non si spiegava era il motivo per cui avrebbero dovuto modificarla. Era una di quelle foto dove mostrava la vacanza che ha fatto l'anno prima, lo ritraeva giocare a pallone davanti al mare ma non aveva il costume. "Ma come è possibile?" Pensò tra la disperazione e lo stupore, una settimana prima aveva mandato quella foto normale ai suoi amici, come hanno potuto modificarla e divulgarla? Perché l'hanno fatto? Gianni corse subito a casa in lacrime e con mille domande in testa e vide che quella foto era già presente in molti siti online, così decise di cancellare tutti i gruppi e spegnere il cellulare per calmarsi e riflettere. Si sentiva deluso e umiliato e per questo decise di sfogliare le pagine di un nuovo libro di diritto e gli saltò subito all'occhio un capitolo intitolato " il diritto alla privacy" collegato al diritto alla protezione dei dati personali. L’obiettivo del diritto alla privacy indica il diritto alla riservatezza delle informazioni personali, riguardanti ogni singolo individuo, ed è fondamentale proteggere e salvaguardare la vita privata del singolo, evitando che i dati personali e sensibili possano sfuggire al suo controllo e/o consenso.
Viene definito illecito qualsiasi trattamento e condivisione di dati personali senza il consenso dell’interessato, a cui si riferiscono le informazioni.
Nella costituzione troviamo l’articolo 15 il quale afferma che libertà e segretezza sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge. L’articolo 12 della Dichiarazione sostiene che nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Viene riconosciuto il diritto alla privacy, inteso come diritto a mantenere il controllo sulle proprie informazioni. Si parla di violazione della libertà quando si trattano e si diffondono dati personali, dunque si tratta di un reato che sanziona chi diffonde i dati personali di un soggetto per trarne profitto. Ciò si può verificare in diversi ambiti, tra cui nel mondo del web, con la tecnologia che comporta innumerevoli informazioni sui dati personali di un individuo.
Tale circostanza potrebbe portare a conseguenze negative, ossia la pratica di cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private attraverso un forum, un sito internet o un profilo social senza il consenso della persona interessata. Un esempio è quello di Marta, una giovane ragazza che ha contattato l’associazione Telefono azzurro attiva per la tutela dei diritti dei minori. La fanciulla ha raccontato che i coetanei avevano modificato una sua foto, per poi diffonderla tramite WhatsApp e Facebook insieme a insulti pesanti a lei rivolti. La foto è circolata in un gruppo che riuniva i compagni di classe, ma la ragazza temeva che potesse essere condivisa anche da sconosciuti. Inoltre, ha raccontato di non aver voluto dire niente ai suoi genitori per vergogna, nonostante spieghi di avere un buon rapporto con loro. L’operatrice del Telefono Azzurro che si stava occupando del suo caso l’ha informata dell’opportunità di segnalare alla polizia l’accaduto, per monitorare la diffusione della foto e cercare rimedio. La quindicenne ha deciso quindi di rivolgersi ai suoi genitori che hanno avvertito le autorità. Quest'ultimi parleranno con la preside dell'istituto scolastico da lei frequentato, per coinvolgere i compagni dell'accaduto. Tutto è nato da un flirt in rete con un sedicenne conosciuto su Facebook, che nella realtà conosceva solo di vista.
La ragazza gli ha mandato delle foto di sé tramite Whatsapp, finché lui non ha iniziato a chiedere foto più intime. Marta ha assecondato le volontà del giovane, perciò ogni giorno il ragazzo insisteva. Ma poi, i due hanno litigato e il ragazzo ha condiviso le foto con i suoi amici online. I ragazzi, che la vittima non conosceva, hanno iniziato a prendere in giro la quindicenne, mandandole messaggi sgradevoli. Infine, gli operatori di Telefono azzurro hanno convinto Marta a segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine, è stata quindi allertata la polizia. Poiché le foto non erano di nudo, non si è configurato il reato di diffusione di materiale pedopornografico, è stato comunque necessario offrire supporto psicologico alla minorenne. Dunque Gianni va contro alle forme di protezione e si chiede il motivo per il quale una persona possa condividere foto o informazioni di un’altra senza che ci siano delle ripercussioni da parte dello Stato. Oltre al caso di Gianni, in Spagna il Garante della privacy sanziona un sedicenne per avere usato video e foto sessuali per ricattare una tredicenne.
Le forze dell'ordine hanno imputato al sedicenne una sanzione pecuniaria di 5 mila euro, che applica il Gdpr e cioè la stessa normativa applicabile in Italia. Ciò apre le strade a più modalità di tutela delle vittime di abusi, tema con cui devono misurarsi tutte le scuole italiane.
Il genitore della ragazza ha presentato un reclamo al Garante della privacy spagnolo che ha avviato un procedimento per la violazione dell’articolo 6 della Gdpr. Il ragazzo accusato si è difeso invocando il divieto di doppia punizione, avendo nel frattempo già riportato una condanna del tribunale minorile.
Il garante ha rigettato l'eccezione, sostenendo che una cosa è punire per le minacce e un'altra è punire per il mancato consenso a un trattamento.
Dopo essersi documentato su vari casi simili al suo, Gianni decide di rivolgersi alla polizia e denunciare l’accaduto, con la consapevolezza di essere in mano alla legge, in quanto cosciente che lo Stato debba garantire la tutela dei dati e la privacy degli individui. Nonostante l’esperienza assai negativa, superata sulla propria pelle, il ragazzo ha comunque estrapolato aspetti positivi:
prestare maggiore attenzione quando naviga online; non fidarsi a priori delle persone (soprattutto se sconosciute) e infine avere fiducia nella giustizia.
Superata questa vicenda, circa un anno dopo, Gianni ha deciso di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, nella quale supera ogni esame a pieni voti.
Eleonora Minetti, Sara Fallabrino e Sabina Gjepali