Gianni e il tirocinio - Storia vincitrice Upo

Gianni era un ragazzo di diciotto anni, con grandi sogni e ambizioni, cresciuto in una famiglia di impiegati pubblici, conosceva bene il valore di servire la comunità e il significato di essere parte di qualcosa di più grande. Dopo aver completato il liceo scientifico, Gianni decise che il suo percorso sarebbe stato nella pubblica amministrazione siccome voleva iniziare subito a costruire la sua carriera, e il modo migliore per farlo era cercare un tirocinio che gli permettesse di capire come funzionava il settore pubblico. Non era solo il desiderio di trovare un lavoro a motivare la sua ricerca, ma soprattutto la voglia di fare la differenza.

Gianni iniziò a cercare opportunità di tirocinio e trovò un'offerta che attirò la sua attenzione: l'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) stava cercando tirocinanti per affiancare il proprio team nella gestione delle attività di prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione. L'idea di lavorare all'ANAC entusiasmava Gianni, perché sapeva quanto fosse importante la lotta alla corruzione per garantire un sistema pubblico trasparente e giusto.

Dopo aver preparato con cura il suo curriculum e scritto una lettera di motivazione appassionata, Gianni inviò la sua candidatura e attese con ansia una risposta. Passarono alcune settimane prima che ricevesse la chiamata tanto attesa: era stato selezionato per un colloquio. Il giorno del colloquio, Gianni era sia emozionato che nervoso, si era preparato studiando la struttura e le funzioni dell'ANAC, ma sapeva che sarebbe stato giudicato anche per la sua capacità di adattarsi a un ambiente professionale e di comprendere i valori dell’amministrazione.

Gianni fu accolto calorosamente in una sala conferenze e fu invitato a sedersi di fronte a un piccolo comitato di selezione. Dopo alcune domande sulle sue esperienze e motivazioni, uno dei membri del comitato gli chiese se conoscesse il concetto di "soft law". Gianni aveva sentito parlare di quel termine, ma non era sicuro di cosa significasse esattamente. Ammettere di non sapere non lo spaventava, perché sapeva che la conoscenza è il primo passo verso la comprensione.

Il membro del comitato sorrise e gli spiegò che la soft law era un insieme di norme, principi e linee guida non vincolanti, che non avevano forza coercitiva ma che potevano comunque influenzare il comportamento e le decisioni di individui e istituzioni. Era come una guida morale, una serie di spintarelle gentili che incoraggiavano le persone a fare la cosa giusta senza imporre sanzioni legali. "Pensala come un modo per orientare il comportamento senza usare la forza", disse il membro del comitato "durante la pandemia di COVID-19, ad esempio, molte autorità sanitarie hanno emesso linee guida sull'uso delle mascherine e sul distanziamento sociale. Queste non erano leggi vincolanti, ma avevano un impatto significativo sulla società."

Gianni trovò affascinante questo concetto e spiegò che apprezzava l'idea di una regolamentazione che guidava le persone verso comportamenti migliori senza imporre sanzioni legali. Era convinto che le persone potessero essere persuase a fare la cosa giusta attraverso raccomandazioni e linee guida, piuttosto che con regole rigide.

Il colloquio proseguì bene, e Gianni dimostrò la sua curiosità e disponibilità a imparare. Alla fine, il comitato di selezione gli offrì il tirocinio. 

Gianni ne era entusiasta e iniziò a lavorare con grande energia. Durante il suo periodo all'ANAC, ebbe modo di vedere da vicino come l'autorità lavorava per prevenire la corruzione e promuovere la trasparenza nella pubblica amministrazione. Collaborò con un gruppo di professionisti esperti, che gli mostrarono come l'autorità emetteva linee guida e raccomandazioni per garantire che i contratti pubblici fossero gestiti con integrità.
Gianni cominciò a comprendere come la pubblica amministrazione possa essere un campo complesso e sfidante, ricco di opportunità ma anche di rischi. Uno degli aspetti che emerse subito fu l'importanza della trasparenza e della responsabilità nell'azione amministrativa. Il lavoro all'ANAC lo mise di fronte a documenti, processi e linee guida che erano il risultato di anni di esperienza nella lotta alla corruzione.

Durante il tirocinio, Gianni imparò anche la teoria dei nudge e di come poteva essere applicata nella pubblica amministrazione per influenzare positivamente il comportamento delle persone. La teoria dei nudge, sviluppata da Richard Thaler e Cass Sunstein nel loro libro "Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness", si basa sull'idea che le persone non sempre prendono decisioni razionali. Queste possono essere influenzate da fattori sociali, emotivi o cognitivi, come l'irrazionalità, la mancanza di informazioni complete e la tendenza a procrastinare. I nudge sono interventi progettati per influenzare le scelte delle persone in modo non coercitivo, consentendo loro di fare scelte migliori senza limitare le loro opzioni. Il concetto di architettura della scelta è fondamentale nella teoria dei nudge: si tratta della progettazione intenzionale dell'ambiente decisionale in modo da influenzare le scelte delle persone verso comportamenti desiderati, senza limitare le loro opzioni o imporre sanzioni. 

A Gianni, fresco di studi, venne subito in mente che filosofi come Aristotele e Platone avevano discusso delle questioni relative alla persuasione e alla manipolazione delle masse attraverso la retorica e la politica. Aristotele, nel suo lavoro "Retorica", aveva analizzato le tecniche di persuasione utilizzate dai retori per influenzare le opinioni e le decisioni delle persone. Platone, nel "Fedro" e nella "Repubblica", aveva discusso delle dinamiche della persuasione e della manipolazione nel contesto della politica e della leadership. Entrambi questi filosofi avevano riconosciuto il potenziale della persuasione nel plasmare il pensiero e il comportamento delle persone, aprendo la strada a considerazioni sul modo in cui queste influenze possono essere utilizzate per il bene o per il male della società.

Anche Niccolò Machiavelli, nel suo trattato "Il Principe", aveva affrontato il tema del governo e del controllo del popolo attraverso l'uso intelligente della comunicazione, sosteneva che il sovrano dovesse essere astuto e abile nell'utilizzare la retorica e la persuasione per mantenere il potere e la stabilità del suo regno. 

Gianni scoprì che i nudge potevano essere applicati in molti campi della politica pubblica, come la salute, le finanze e l'ambiente.  Rimase affascinato da questi concetti e vide come la teoria dei nudge potesse essere un potente strumento per aiutare le istituzioni a raggiungere i loro obiettivi senza coercizione. Gianni, tuttavia, riflettè sul fatto che i nudgepotevano essere usati per manipolare le persone in modo negativo, sia in ambito privato che pubblico. Nelle aziende, la ricerca del profitto poteva portare a manipolazioni ai danni dei consumatori.
Un altro elemento critico dei nudge che Gianni osservò durante il tirocinio riguardava le distorsioni cognitive, che potevano influenzare le decisioni delle persone, rendendole più suscettibili alla manipolazione. La teoria dei nudge e il concetto di paternalismo libertario cercavano di conciliare la libertà individuale con una forma di condizionamento più morbida. Gianni rifletté su questo aspetto e capì che, sebbene il nudging potesse essere utile per promuovere comportamenti positivi senza coercizione, era sempre presente il rischio di manipolazione. La tensione tra libertà e condizionamento era uno dei problemi principali del nudging, e Gianni imparò che lavorare nella pubblica amministrazione significava affrontare queste questioni complesse, cercando sempre di mantenere un equilibrio tra libertà e responsabilità.

 

Durante il suo tirocinio Gianni ebbe l'opportunità di mettere in pratica i principi dei nudge in un progetto mirato a migliorare la trasparenza e l'integrità nella pubblica amministrazione. Si trovò coinvolto in un'iniziativa per aumentare la partecipazione dei cittadini alla segnalazione di potenziali casi di corruzione o comportamenti non etici nelle amministrazioni locali. L'obiettivo era quello di creare un ambiente in cui i cittadini si sentissero incoraggiati e motivati a segnalare eventuali irregolarità, rendendo così il sistema più trasparente e responsabile. Per raggiungere tale scopo, Gianni e il suo team decisero di applicare i principi dei nudge

Invece di imporre sanzioni o creare regolamenti rigidi, optarono per un approccio più sottile e indiretto per influenzare il comportamento dei cittadini e decisero di utilizzare strategie di comunicazione e design per creare un ambiente favorevole alla segnalazione di casi di corruzione. Ad esempio, realizzarono una campagna di sensibilizzazione che metteva in evidenza l'importanza della partecipazione dei cittadini nella lotta alla corruzione e illustrava i benefici derivanti dalla segnalazione di casi sospetti. Inoltre, modificarono il processo di segnalazione per renderlo più semplice e accessibile, ridussero al minimo la burocrazia e semplificarono le procedure, in modo che i cittadini potessero segnalare casi di corruzione in modo rapido e senza complicazioni. Utilizzarono anche tecniche di design per migliorare l'esperienza degli utenti durante il processo di segnalazione, ad esempio creando un'interfaccia user-friendly per il sito web dell'ANAC e utilizzando linguaggio chiaro e comprensibile nelle comunicazioni. Grazie a queste strategie, Gianni e la sua squadra riuscirono a incrementare significativamente il numero di segnalazioni da parte dei cittadini. La trasparenza e l'integrità nelle amministrazioni locali migliorarono notevolmente, contribuendo a creare un ambiente più equo e responsabile per tutti i cittadini.

 

Alla fine del suo tirocinio, Gianni aveva una visione più chiara del ruolo della pubblica amministrazione e delle sfide che comportava. Aveva imparato che il nudging poteva essere uno strumento potente, ma doveva essere usato con cautela e trasparenza. Capì anche che la libertà di scelta era fondamentale e che la pubblica amministrazione aveva il compito di promuovere il bene comune senza compromettere i valori democratici. Con questa consapevolezza, Gianni decise di proseguire la sua carriera nella pubblica amministrazione, con l’aspirazione di fare la differenza rispettando la libertà delle persone e promuovendo la trasparenza.


Daisy Barbugian, Ines Canepari e Camilla Girino